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Il restauro della Chiesa del Purgatorio

Il consolidamento fondale
La cupola di copertura centrale era danneggiata da infiltrazioni d’acqua, da profonde lesioni provocate da sovraccarico ponderale e da cedimenti delle basi fondali delle pilastrature sottese. Di conseguenza gli stucchi, le cornici e i decori barocchi in gesso, erano in gran parte a rischio di distacco, già privi di parti distaccate e perse oppure provvisoriamente assicurate alla volta con chiodi d’acciaio. Rimosse le cause che ne provocavano gli ammaloramenti, (alleggerimenti dei carichi ponderali delle coperture, rifacimento dei sistemi d’impermeabilizzazione e consolidamento delle basi fondali delle pilastrature) si è provveduto al consolidamento degli stucchi esistenti, al rifacimento delle parti mancanti e al trattamento conservativo di tutto l’apparato decorativo in gesso. Nell’operazione di restauro degli stucchi sono apparse le tracce originali delle pitturazioni nei loro valori cromatici che sono stati assunti come riferimento per la tinteggiatura dell’intera chiesa. Il problema è emerso dopo aver effettuato lo sbancamento della pavimentazione della chiesa per poter effettuare le barriere antirisalita per l’umidità ascendente e raggiungendo con le impalcature le volte dall’interno della chiesa dove sono apparse evidenti tracce di lesioni sugli intonaci che rimossi hanno evidenziato il problema nella sua interezza. Inoltre, effettuando alcuni saggi sulla consistenza delle coperture delle volte, effettuati dall’esterno, abbiamo verificato che gli interventi di impermeabilizzazione nel tempo si sono sovrapposti causando sovraccarico quale ulteriore causa del dissesto e spesso non risolvendo il problema delle infiltrazioni delle precipitazioni atmosferiche con conseguente aggravio ponderale dei materiali di rinfianco della stessa volta. Si è proceduto pertanto alla ricucitura delle lesioni prima del ripristino degli intonaci, e dall’esterno alla eliminazione dei sovraccarichi sulle volte, alla ridefinizione dei manti di impermeabilizzazione e al consolidamento preventivo delle stesse volte. È stato, di conseguenza, necessario disporre una verifica del grado di umidità lungo tutte le pareti della chiesa: le misurazioni, sono state eseguite con igrometro con scala dei valori graduata da 10 a 100 alla base della muratura ed ad un’altezza di circa 1 mt. dal piano del pavimento su pareti totalmente stonacate. La ponderazione, puntualmente eseguita, ha rilevato: un grado di umidità pari al 100% lungo tutte le pareti della Chiesa del Purgatorio, ad eccezione di quelle della sagrestia valutabile al 60%. È stato necessario, quindi, operare un intervento di consolidamento alla base dei quattro pilastri sui quali poggia la struttura a cupola centrale mediante la tecnica di iniezione nel terreno di miscele cementizie ad altissima pressione, chiamata dello Jet grouting. La peculiarità di questa tecnica consiste nella capacità, durante l' iniezione, di disintegrare il terreno, miscelandolo contemporaneamente con un fluido cementizio sino a formare una colonna di materiale avente come asse il foro di perforazione, e caratteristiche geomeccaniche migliori rispetto a quelle del terreno originario. Dovendosi realizzare coerentemente ai rilievi dei saggi eseguiti un setto impermeabile o comunque una porzione di terreno con una minore permeabilità, si dovrà aggiungere alla miscela cementizia un prodotto stabilizzante, identificato nella bentonite. La realizzazione dei micropali, è avvenuta in n. di 10 pali per ogni pilastro, con diametro di 60 mm. e con inclinazioni variabili.

Il risanamento dall’umidità ascendente
Uno dei problemi più gravi da risolvere per la chiesa di S. Maria Consolatrice degli Afflitti è stato quello della umidità ascendente lungo i muri perimetrali. La chiesa è poggiata su di un banco di roccia calcarea ma dista pochi metri dal mare e pertanto si è reso necessario smantellare il pavimento in “chianche” di pietra, eliminare la terra sottostante, operare infiltrazioni a barriera di resine epossidiche sui muri perimetrali sotto la linea del pavimento, ristabilire un piano di appoggio con vespaio e massetto, realizzare un banco di casseri modulari a perdere in plastica riciclata resi solidali con massetto armato ed infine ricollocare le “chianche” precedentemente numerate e quindi ricollocate ognuna al proprio posto. La ventilazione degli spazi sottostanti al pavimento risanato è stata resa possibile da fori che si affacciano su entrambi i lati della chiesa, fronte e retro, permettendo scambio d’aria ed evitando ristagni di umidità che eventualmente dovessero riformarsi.

Il risanamento delle coperture
Le volte a copertura degli absidi sono state totalmente scoperte, alleggerite nei rinfianchi e consolidate oltre che impermeabilizzate per poi proteggerle con coppi in argilla rossa così come è accaduto per la copertura a falde della navata centrale, alla quale abbiamo sostituito solo il manto d’impermeabilizzazione. I camminamenti in piano, assieme ai muri d’attico, sono stati impermeabilizzati e pavimentati con pietra di Lecce. Particolare attenzione abbiamo prestato alla lanterna sulla cupola centrale che “imbarcava” acqua piovana dai vetri che tamponavano le aperture ottagonali. Eliminati i vetri, abbiamo provveduto ad inserire un cilindro di policarbonato trasparente che convoglia l’acqua che gli batte contro, in una vasca ottagonale in lamiera di ottone, da cui defluisce all’esterno. Il cilindro supera in altezza la linea delle finestre ogivali ma non si chiude permettendo la ventilazione.

Il progetto per la nuova teca
La preesistente teca che custodiva le statue in cartapesta era un triste contenitore in alluminio anodizzato e muratura che non rendeva il giusto omaggio né al culto popolare né all’opera del maestro G. Cozzoli che le ebbe create. Abbiamo provato a suggerire un piccolo spazio museale che esaltasse la percezione di queste otto sculture che per la confraternita e per la comunità hanno un alto valore spirituale. Due mensole d’acciaio rivestite in ottone che si stagliano su un fondale rivestito da pannelli in legno scuro, sovrapposte senza montanti verticali per permettere la piena percezione delle statue illuminate singolarmente con fibre ottiche, apparentemente sospese da terra, appaiono con un senso di leggerezza accentuato da effetti illumino tecnici che fanno lievitare l’intera struttura.

Le tele 
I dipinti versavano in uno stato di conservazione assai precario. Le tele di supporto, che per molti dipinti erano formate da più teli uniti con cucitura a cordolo, si presentavano allentate sul telaio di sostegno di tipo fisso a causa della inadeguata e irregolare tensione. In corrispondenza di queste ondulazioni la pellicola pittorica e lo stratopreparatorio, che sembrava essere una preparazione di tipo tradizionale, denunciavano una condizione di decoesione e instabilità in alcuni casi piuttosto accentuata. In molte altre zone la preparazione si presentava con marcati sollevamenti a “conchiglia” e a “lamella”. Numerose le lacerazioni, i tagli e gli sfondamenti della tela di supporto a cui, durante precedenti interventi di restauro, approssimativi e maldestri vi è stato posto rimedio applicando sul retro, in vario modo, delle toppe e/o tele di diverso tipo in alcuni casi anche per quasi l’intera superficie.
L’applicazione di questi elementi di “rinforzo” sembra essere stata effettuata con adesivi organici molto forti che hanno conferito una innaturale e deleteria rigidità alle tele di supporto. La superficie dipinta era fortemente offuscata e annerita a causa dell’avanzata ossidazione di uno spesso film resino-oleoso che ricopriva la pellicola pittorica di tutti i dipinti e dalla presenza di diverse sostanze sovrapposte di varia natura quali polveri grasse, fumi, vernici e fissativi. Numerose erano le stuccature di lacune, strappi e sfondamenti. Tutte si rivelano inidonee per composizione e conformazione, debordavano infatti grossolanamente sulla pellicola pittorica originale. Numerose erano inoltre le ridipinture pesanti e alterate. I telai lignei di sostegno di tipo fisso erano molto sconnessi e interessati da attacchi di biodeteriogeni.

   

L’intervento di restauro ha provveduto al fissaggio della pellicola pittorica utilizzando colla animale e carta giapponese. Successivamente dal verso sono state rimosse le toppe, ridotte le cuciture e leggermente carteggiata tutta la superficie in modo da poter consolidare la preparazione con colla animale e procedere poi con il rifodero a mezzo di colla pasta su tela di cotone a filo ritorto.

  

I dipinti sono stati rimontati su nuovi telai lignei di sostegno ad espansione. Di seguito, dopo aver rimosso la carta giapponese, si è dato inizio alla pulitura della pellicola pittorica utilizzando tamponi di miscele di solventi volatili e con l’ausilio di mezzi meccanici, quali bisturi a lama fissa ed intercambiabile, si è provveduto alla stuccatura delle maggiori lacune, con materiali compatibili con quelli originali, e alla loro integrazione pittorica a velatura che, estesa anche sulle abrasioni, ha restituito unitarietà compositiva e cromatica ai dipinti.

    

I Dipinti murali
Era immediatamente percepibile il grave stato di conservazione in cui versavano i tre dipinti murali a tempera. La causa principale di tale condizione era sicuramente riconducibile a infiltrazioni di acque meteoriche provenienti dalle coperture. I fenomeni di degrado e le forme di alterazione presenti erano molteplici. Intonaco di supporto molto lesionato; intonaco di supporto fortemente e pericolosamente distaccato dalla struttura muraria; macchie di umidità con corrispondente alterazione cromatica dei pigmenti; depositi superficiali incoerenti come polvere e terriccio; depositi superficiali mediamente coerenti come polvere incrostata, fumi, ridipinture e fissativi alterati; cadute della pellicola pittorica; pellicola pittorica fortemente decoesa e in stato polverulento; pellicola pittorica priva di adesione e distaccata dall’intonaco di supporto con sollevamenti e distacchi a “lamella”; pellicola pittorica parzialmente “dilavata” da presenza di acqua e migrazione di sali in superficie; veli di sali solubili migrati in superficie sottoforma di sbiancamenti e di efflorescenze a tratti cristallizzati e cartonatati e pertanto si è proceduto alla rimozione a secco di polvere e depositi incoerenti a mezzo di pennellesse e piccoli aspiratori, al ristabilimento parziale della adesione e coesione della pellicola pittorica propedeutico alle successive operazioni di consolidamento e di pulitura al ristabilimento dell’adesione tra l’intonaco e l’intonachino e/o tra gli strati costituenti il supporto dei dipinti, previo lavaggio delle sacche mediante iniezione di adesivi come resine acriliche e previa applicazione temporanea di garze di cotone, nelle zone di maggior pericolo di caduta dell’intonaco, alla pulitura della superficie dipinta rimuovendo incrostazioni, polveresedimentata, ridipinture fissativi alterati o strati aderenti alla pellicola pittorica, al ristabilimento della coesione della pellicola pittorica e dell’intonaco dipinto, nei casi di decoesione e disgregazione, alla stuccatura degli strati d’intonaco, alla velatura e/o reintegrazione ad acquerello di cadute della pellicola pittorica, abrasioni, lacune dell’intonaco, al fine di restituire unità di lettura cromatica all’opera ed infine alla protezione superficiale mediante applicazione a spruzzo di resina acrilica in soluzione a bassa percentuale.

Gli altari
I tre altari presenti nella chiesa di S. Maria Consolatrice degli Afflitti, di cui due posti negli absidi laterali ed uno sul fondo della navata, denominati, entrando a sinistra, altare di S. Gaetano ed entrando a destra di S. Francesco da Paola, e l’altro centrale, sono rispettivamente realizzati in stucco il primo e in pietra gli altri due. Tutti presentavano almeno due strati di dipinture coprenti che ne alteravano la morfologia e il godimento estetico, riducendoli a volumi di cui non si riusciva ad apprezzare le fattezze. È stata nostra cura descialbare le sovrapposizioni pittoriche, esaltare con la pulizia degli elementi decorativi, tutte le grazie degli stessi altari, ripristinare i pezzi mancanti sia in stucco che in pietra e proteggerli con un velo di cera per conservarli integri più a lungo nel tempo. Sull’altare in stucco sono state rinvenute tracce di trattamenti cromatici, che per quanto possibili sono stati riproposti utilizzando tecniche per simulare cromie tipiche di marmi o pietra simulati.

Il sistema illuminotecnico
Portato a termine il restauro degli stucchi, degli altari, delle superfici lapidee, delle tele e dei dipinti murali, delle superfici lignee e completate le dipinture, non rimaneva che sottolineare sia gli spazi che tutto quello che li rendono artisticamente gradevoli, con un sapiente uso di luce artificiale. Particolare attenzione abbiamo posto all’illuminazione delle tele ricondotte dal restauro ad un godimento più percettibile, realizzata con apparecchiature con lampade alogene a bassa tensione per avere una qualità di luce puntuale ma allo stesso tempo diffusa e non abbagliante, poste sul cornicione in pietra che segna quasi tutto il perimetro della chiesa e puntate ognuna su di un quadro. La cupola di copertura con i decori barocchi e le voltine di copertura dei transetti sono state illuminate da fari a vapori di mercurio posti ai quattro angoli di appoggio della stessa sui pilastri sottesi, completamente invisibili dal basso, per esaltare i volumi decorativi delle cornici in stucco e la ritrovata bicromia della chiesa, mentre due fari per ognuna delle tinteggiature murali sotto le volte dei transetti illuminano le rinnovate scene bibliche. Il cornicione in pietra che segna l’appoggio di tutte le coperture della chiesa, è stato sottolineato da un filare di lampade fluorescenti a luce calda. La sala delle teche per la conservazione delle statue è illuminata da lampade fluorescenti all’esterno e da lampade a fibre ottiche per l’illuminazione delle singole statue, creando particolare suggestione ottica, sia per le sculture che per l’ambiente stesso. Anche gli altari godono di una illuminazione proveniente dall’alto prodotta da due fari a luce alogena a bassa tensione che s’in-crociano su di essi ad eccezione di quello centrale che oltre ad essere illuminato dai fari di cui prima, si avvale anche di una retro illuminazione finalizzata ad esaltare la grande tela che si staglia sul muro retrostante che con effetto di controluce ne sottolinea la morfologia ponendolo all’attenzione dei visitatori. Sull’esterno in sostituzione del faro preesistente che appiattiva la facciata, sono state poste a raso della strada e a raso della superficie in pietra antistante l’ingresso della chiesa, quattro fari incassati e protetti da cristalli carrabili per illuminare le quattro sculture di prospetto, oltre a due proiettori riservati alla illuminazione delle due sculture laterali di facciata sovrastanti il cornicione, anch’esso illuminato da un invisibile filare di lampade fluorescenti.

- Il testo è a cura dell'architetto dott. M. Bruno Ficele.
- Foto a cura del dott. Francesco Stanzione.
N.B. - Tutte le foto sono proprietà esclusiva dell'autore dott. Franco Stanzione ed è vietato riprodurle senza il suo consenso e/o omettendo di citarne la fonte.

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